ASST di Lodi partecipa a tre ricerche sul trattamento del cancro del colon- retto e in ambito onco-ematologico
ASST di Lodi partecipa a tre ricerche sul trattamento del cancro del colon- retto e in ambito onco-ematologico
31 ottobre 2025
Comunicato stampa
Ospedale di Lodi: studi clinici in Oncologia
La struttura diretta da Giovanni Ucci partecipa a tre ricerche sul trattamento del cancro del colon- retto e in ambito onco-ematologico
Lodi, 30 ottobre 2025
La struttura di Oncologia, Direttore Giovanni Ucci, ha aderito a tre protocolli per la ricerca multicentrica nell’ambito del trattamento del cancro del colon-retto e in ambito onco-ematologico.
Il tumore del colon è la seconda neoplasia per incidenza dopo il tumore della mammella. Colpisce ogni anno circa 50.000 italiani (poco meno di 200 in provincia di Lodi), sia maschi che femmine. La metà dei nuovi casi può essere guarita se la patologia è scoperta precocemente e trattata tempestivamente: per questo la partecipazione allo screening del sangue occulto nelle feci è particolarmente importante e raccomandata.
“Tra i pazienti operabili alla diagnosi con finalità di guarigione – spiega Giovanni Ucci – una popolazione compresa tra il 10 e il 40% può sviluppare metastasi nei 10 anni che seguono l’intervento. La probabilità varia a seconda delle dimensioni del tumore, dell’interessamento dei linfonodi e di alcuni fattori che caratterizzano la biologia del tumore”.
La chemioterapia somministrata nei 3-6 medi dopo l’intervento – si ricorda in Oncologia - può ridurre la probabilità di sviluppare metastasi, ma alcuni pazienti non riescono a tollerarla e possono interromperla per l’insorgere di effetti collaterali, a volte gravi e persistenti.
L’obiettivo dello studio – coordinato dal San Matteo di Pavia e seguito a Lodi dalle oncologhe Stefania Pellicori, Cecilia Bertuzzi e dalla nutrizionista Simonetta Protti - è valutare se alte dosi di acido arachidonico possano ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia ed aumentare la percentuale di pazienti che riescono a portarla a termine senza interruzioni, ritardi o riduzione delle dosi.
Il secondo studio è coordinato dal San Gerardo di Monza. Vi partecipano insieme all’onco-ematologia del Maggiore (con il contributo delle oncologhe Lina De Fazio e Giuseppina Pagani), anche gli altri centri della Rete Ematologica Lombarda.
Obiettivo della ricerca è valutare la relazione tra qualità di vita del paziente affetto da leucemia mieloide cronica e organizzazione logistica del centro ematologico che lo ha in carico, col fine di offrire al paziente la migliore assistenza possibile.
“La patologia oncologica – ricorda Ucci - rappresenta il 7-20% di tutti i casi di leucemia, con un'incidenza stimata tra uno e due casi per 100.000 all’anno. La malattia si presenta soprattutto in età avanzata (l’età media alla diagnosi è 65 anni) e fino agli anni ’80 veniva generalmente trattata con terapia palliativa di contenimento. I risultati erano insoddisfacenti, con il 50% circa dei pazienti che andava incontro al decesso dopo 5 anni dalla diagnosi”.
Oggi con l’evoluzione della medicina e l’avvento di nuove soluzioni terapeutiche questi pazienti vengono gestiti ambulatorialmente, con una terapia orale, generalmente ben tollerata grazie alla quale godono di una ottima qualità di vita e di una aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale. Sono comunque necessari numerosi accessi ambulatoriali, soprattutto all’inizio dell’iter terapeutico, per valutare aderenza alla terapia, tollerabilità ed eventuali effetti collaterali. Per questo una adeguata organizzazione del centro che si occupa del paziente influisce sulla qualità della cura e, in definitiva, sulla qualità di vita del paziente.
Il terzo studio, a cui partecipano gli specialisti di Lodi (Giuseppina Pagani e Lina De Fazio), è promosso dal Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Pavia. Interessa le malattie linfoproliferative (Linfomi e leucemie linfatiche acute e croniche): neoplasie che colpiscono le cellule del sangue e degli organi linfatici che, normalmente, si occupano della sorveglianza immunologica. Si tratta di patologie acute e croniche per le quali sono state identificate molte terapie innovative di grande efficacia che colpiscono specifiche mutazioni genetiche. “I risultati ottenuti finora – sottolinea Ucci che è anche Direttore del Dipartimento Medico dell’ASST - sono entusiasmanti ma certamente migliorabili. Per questo la ricerca scientifica punta a trovare sempre nuove mutazioni che possano essere bersaglio di nuove terapie”.
Il progetto si concentra, in particolare, sulla ricerca di nuovi target terapeutici di potenziali marcatori di malignità in pazienti affetti da Leucemia Linfatica Acuta o linfoma non-Hodgkin.