11 novembre 2024, Giornata Nazionale delle Cure Palliative: a Lodi il convegno “C’è vita in Hospice”
11 novembre 2024, Giornata Nazionale delle Cure Palliative: a Lodi il convegno “C’è vita in Hospice”
11 novembre 2024
Comunicato stampa
“L’idea dell’evento nasce dal fatto che spesso quando un paziente arriva in hospice si dice che non c’è più nulla da fare. La realtà che viviamo quotidianamente è che invece in hospice c’è tanto, tantissimo da fare. Se non per la malattia, ciò è vero per la persona malata e per la sua famiglia, sia dal punto di vista clinico-terapeutico che da quello assistenziale. Già perché qui in hospice abbiamo a cuore non solo la lotta al dolore, ma anche il miglioramento della qualità della vita del malato e la presa in carico degli aspetti emozionai, spirituali, sociali e personali legati alla malattia”. A parlare in questi termini, presentando il convegno “C’è vita in Hospice”, è Benedetta Franchi, direttore facente funzione della struttura di Cure Palliative e Hospice dell’ASST di Lodi. L’appuntamento è lunedì 11 novembre, alle 17.00, presso la Sala Rivolta del Teatro alle Vigne di Lodi. Nel corso dell’evento, patrocinato dal Comune di Lodi, sarà illustrata innanzitutto l’attività che si svolge all’interno dell’Hospice di Casalpusterlengo, struttura presidiata da una équipe composta da medici, infermieri, psicologi, assistente sociale, OSS, fisioterapista, assistente spirituale: “Ciascuno di essi – spiega la primaria - focalizza la sua attenzione su bisogni diversi”.
Intanto vale la pena ricordare qualche numero. L’hospice di Casalpusterlengo ha una dotazione di 12 posti letto; nel 2023 ha ricoverato 275 pazienti, quest’anno la previsione è che i malati ricoverati saranno oltre 300. La struttura di Cure Palliative, inoltre, assiste a domicilio oltre 400 pazienti: lo scorso anno sono stati 409, quest’anno verosimilmente saliranno a più di 470. Sono seguiti da tre équipe che partano ogni mattina per il domicilio dei malati da Casalpusterlengo, Lodi e Sant’Angelo Lodigiano. E poi c’è l’attività ambulatoriale presso il Maggiore di Lodi e il Presidio di Casalpusterlengo (più di 620 visite all’anno ad oltre 230 pazienti) e le consulenze intraospedaliere nei reparti dei quattro presidi sanitari dell’ASST (1.300 nel 2023).
Nel convegno di lunedì oltre ad affrontare i temi relativi alla gestione clinica del paziente, sono previsti anche una serie di interventi sulle cosiddette “attività diversionali”: la terapia del colore, la musicoterapia, la pet therapy, le clownerie in reparto. “Tutte queste attività – spiega Benedetta Franchi - hanno lo scopo di restituire valore ad un tempo che nei nostri malati spesso ha una connotazione di estrema solitudine e isolamento sociale”. Talvolta, con queste attività, si riescono ad aprire, con alcuni di loro , particolarmente chiusi dalla malattia, i giusti canali di comunicazione.
In hospice a Casalpusterlengo ogni posto letto è in camera singola, con bagno interno e un divano letto che può ospitare, anche per un lungo periodo, un familiare invitato a completare lo spazio con complementi che richiamino l’ambiente domestico del paziente.
Tra le diverse iniziative c’è anche l’utilizzo della stanza sensoriale, in grado di offrire all’ospite una stimolazione, appunto, multisensoriale con un particolare flusso di immagini, luci colorate, suoni, profumi e con una grande vasca da bagno. “Siamo riusciti a ricreare qui, ad esempio - ricorda la specialista dell’ASST – un ambiente che ha fatto rivivere ad una paziente, con immagini e video, il mare di Puglia dove era nata”.
E’ significativo segnalare le associazioni di volontariato (presenti anche al teatro alle Vigne) vicine alla struttura di Cure Palliative e che contribuiscono non poco all’attività dell’hospice: Pallium e Il Samaritano.
Al termine dell’appuntamento in Sala Rivolta, sarà proiettato un documentario girato dagli stessi operatori dell’hospice di Casalpusterlengo.
Benedetta Franchi, nata medico radioterapista, solo successivamente palliativista (da qualche tempo sta sostituendo come direttore Diego Taveggia, in missione con “Medici senza frontiere”, promotore di un progetto internazionale sulle cure palliative) racconta ancora con grande emozione l’esperienza vissuta l’anno scorso dalla sua équipe accanto ad una paziente e alla sua famiglia, la cui vicenda è ripresa nel documentario.
Una giovane donna di 38 anni, malata terminale; suo marito e i suoi due bambini (7 e 4 anni) di origine tunisina ma da tempo residenti a Casalpusterlengo. Tutti e quattro hanno vissuto insieme per un mese in hospice.
Ogni mattina il papà portava i ragazzi a scuola; poi andava a riprenderli e si ritrovavano di nuovo accanto alla mamma, a pranzare, fare i compiti, cenare e condividere insieme i giorni che rimanevano. “Nel documentario – conclude Franchi – ci siamo tutti noi operatori che facciamo i conti con questa esperienza e ancora una volta con il fine vita in genere; ci sono le immagini realizzate durante la degenza della donna; c’è il marito ritornato in hospice qualche mese dopo la scomparsa della moglie che ripercorre tutto quel periodo che ha segnato tutti”.
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