Ospedale di Lodi: la gestione del trauma
Ospedale di Lodi: la gestione del trauma
10 March 2025
Comunicato stampa
Nei paesi sviluppati la prima causa di decesso, nelle prime quattro decadi di vita, è determinata da un trauma, cosiddetto, maggiore cioè una condizione che comporta un serio rischio di sopravvivenza.
“È un dato statistico – spiega Pietro Bisagni, Direttore del Dipartimento Chirurgico e Primario della Chirurgia Generale dell’Ospedale di Lodi – che per noi significa impegnarsi in modo decisivo nella gestione del trauma importante. Cruciale è operare per garantire ai pazienti ogni chance possibile di vita”.
L’Ospedale di Lodi è, da quasi tre anni, parte integrante della Rete Traumi di Regione Lombardia ed è riconosciuto Centro Trauma di Zona, Presidio, cioè, in cui sono disponibili 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno, tutte le risorse necessarie a trattare in modo definitivo le lesioni traumatiche (tranne quelle neuro traumatologiche, per l’assenza al Maggiore della Neurochirurgia).
Disponibilità garantite da più specialisti chirurgici, di emergenza urgenza (si pensi ai professionisti del Pronto Soccorso) e di rianimazione che “condividono la cultura della gestione del trauma, le cui competenze – sottolinea il Direttore del Dipartimento – favoriscono l’analisi delle priorità cliniche e consentono di comprendere precocemente, per intervenire in poco tempo e in modo efficace, le lesioni più gravi, quelle che rappresentano il rischio maggiore per il paziente”.
Vale la pena ricordare che i grandi traumi sono quelli provocati da atti di violenza; quelli determinati in seguito a incidenti stradali, a cadute, a incidenti sul lavoro in cantiere, industrie e in agricoltura (“mi ricordo di aver operato, qualche tempo fa, un uomo incornato da un toro con un serissimo sfondamento toracico. Il sollievo fu stabilizzarlo e salvarlo” racconta Bisagni).
Ogni anno sono circa 1.400 gli interventi della struttura di Chirurgia Generale. Non tutti, ovviamente, sono di chirurgia maggiore: il 40-50% interessano patologie minori (ernie e colecisti, ad esempio); poi c’è un 20% dell’attività che è chirurgia oncologica e un 30 % chirurgia d’urgenza che interessa pazienti traumatizzati. “Il 5% di essi – sottolinea il primario – ha subito un trauma maggiore”.
“Da quando siamo nella Rete Traumi di Regione Lombardia sono aumentati – dice Bisagni - i pazienti traumatizzati che arrivano da noi, che si affidano al nostro Ospedale”.