ASST: lo screening della depressione perinatale
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ASST: lo screening della depressione perinatale
17 November 2025
Comunicato stampa
Messa in campo anche una formazione dedicata che coinvolge ostetriche e psicologhe
«La depressione perinatale – spiega Roberta Giacchero, direttrice del Dipartimento della Donna e Materno Infantile – è un fenomeno che, pur presentandosi con modalità e intensità diverse, è più diffuso di quanto siamo portati a pensare». Ebbene, uno dei valori aggiunti dell’ASST di Lodi è l’attività di screening di questo disturbo che può insorgere durante la gravidanza o nel primo anno post partum: «Un periodo – aggiunge la dottoressa Giacchero - segnato e caratterizzato da una molteplicità di cambiamenti: fisiologici (interessano i valori ormonali), psichici, affettivo reazionali».
Parliamo di disturbi depressivi minori che si manifestano in modo lieve rispetto ai maggiori che hanno invece un impatto particolare sulla donna e sul suo legame con il neonato. Si attestano, per quanto riguarda questi ultimi, su valori compresi fra il 3-5% durante la gravidanza e sul 5% durante i primi tre mesi dopo il parto. Comprendendo anche i disturbi depressivi minori la prevalenza risulta pari all’11% in gravidanza e al 13% nei primi tre mesi del puerperio (il periodo di circa 6 settimane dopo il parto).
«L’attività di screening la mettiamo in campo già in fase prenatale - ricorda la direttrice del dipartimento – nel corso delle visite ostetriche o nei corsi di preparazione al parto per accertare una eventuale predisposizione a sviluppare una depressione».
Ad ogni visita l’ostetrica somministra alle donne gravide un test, nella fattispecie quello di Whooley. «Sono due domande semplici a risposta sì/no – spiega Anastasia Giuliani, ostetrica e responsabile DAPSS, la direzione delle professioni sanitarie, per l’area materno infantile -. Se la risposta, anche solo a una delle due domande, è affermativa il test è considerato positivo, suggerendo la necessità di una ulteriore valutazione o l’attivazione di supporto psicologico. Le due domande – aggiunge l’ostetrica - chiedono se, durante l’ultimo mese, la donna si sia sentita spesso giù di morale, depressa o senza speranza oppure se abbia provato frequentemente poco interesse o piacere nel fare le cose».
Per i professionisti sanitari c’è “Pensare positivo”, una guida, un manuale reso disponibile da Regione Lombardia per la gestione psico-sociale della depressione perinatale medio-lieve. Di più: «In ASST stiamo ultimando una formazione ad hoc (la completeremo entro la fine di novembre) – racconta Anastasia Giuliani - che coinvolge tre ostetriche e tre psicologhe con ulteriori strumenti dedicati per la presa in carico di quelle problematiche tipiche di una condizione depressiva perinatale».
Il pool di specialisti dell’ASST interviene anche a domicilio della donna per rilevare eventuali fragilità psico-sociali che durante la degenza non potevano essere intercettate e valuta il setting ambientale e familiare che può influire sulle condizioni di fragilità e vulnerabilità della donna. Se c’è un sospetto si attiva subito un percorso che si avvale della psicologa del consultorio o, in casi di forte gravità del supporto psichiatrico. «Certo è che se c’è una presa in carico precoce e tempestiva – sottolinea la dottoressa Giuliani – se non si sottovalutano o si minimizzano sintomi apparentemente banali si ha spesso un buon risultato».
Come spiegano gli esperti, se non trattata, e ancora oggi risulta riconosciuta e affrontata solo una minoranza dei casi, la depressione perinatale presenta un rischio significativo di cronicità.
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