Nel 2024, al Maggiore, oltre duecento i trattamenti di chirurgia senologica

La Breast Unit è una struttura multidisciplinare che presidia e si fa carico del percorso diagnostico e terapeutico delle donne colpite dal tumore della mammella, un carcinoma che rappresenta il 30% di tutti i tumori femminili. Secondo i dati della letteratura medica, le persone che si rivolgono a una  Breast Unit hanno maggiori opportunità di guarigione rispetto a chi non  vi accede, e una sopravvivenza a 5 anni rispettivamente dell’83,9% rispetto al 74,9%, secondo una valutazione puntuale emersa da uno studio clinico dedicato.

Emilia Marrazzo è la nuova coordinatrice della Breast Unit di Lodi (alla fine di ottobre, infatti, è andato in pensione Marco Andrea Placucci che ha diretto la struttura per diversi anni). Vale la pena ricordare che fra i criteri di “accreditamento” di una Breast ci sono la realizzazione di almeno 150 interventi di chirurgia senologica all’anno; l’impegno, come minimo, di due chirurghi (a Lodi, oltre a Emilia Marrazzo opera anche Federica Carriero) e di operatori sanitari specializzati nella gestione e nel trattamento della paziente con tumore al seno.

L’Unità dell’ASST di Lodi risponde a questi criteri. La sua attività è in continua crescita, con oltre 200 trattamenti chirurgici di nuovi casi all’anno (anche di pazienti ultranovantenni) e due sedute operatorie alla settimana. Sono dati che confermano la fiducia che la Breast lodigiana è riuscita a consolidare in questi anni.                                                                                                                                                                                                                                                                                                           In provincia di Lodi, su circa 240.000 residenti, ogni anno circa 250 donne sviluppano un tumore alla mammella. La stragrande maggioranza di esse si rivolge alle strutture dell’ASST.

Il team della Breast Unit è composto oltre che dal chirurgo senologo, dall’anatomo patologo, dal biologo genetista (a breve anche dal medico genetista), dal radiologo, dall’oncologo, dal radioterapista, dal chirurgo plastico, dallo psico oncologo, dal fisiatra e fisioterapista e dall’infermiere di senologia, figura quest’ultima fondamentale e decisiva. L’infermiere si occupa, infatti, di gestire e programmare per la paziente tutti gli step e i passaggi del percorso di cura (viste, esami, ricoveri, controlli). Di fatto tutto il personale infermieristico dedicato alla Breast Unit comprende professionisti che hanno grandi competenze e notevole esperienza professionale in ambito senologico.

«È un team – spiega la dottoressa Marrazzo - che propone alla paziente il percorso terapeutico più indicato ed efficace per affrontare al meglio la propria malattia; una squadra di donne e uomini che l’accompagnerà e non la lascerà mai sola (dall’analisi bioptica al follow up previsto, nei cinque anni post intervento)».

I casi di carcinoma mammario vengono discussi collegialmente al tavolo della Breast ogni settimana ed è il chirurgo che comunica alla donna diagnosi e trattamento a cui deve sottoporsi: chirurgico o chemioterapico neoadiuvante.

Malgrado i dati epidemiologici segnalino una forte incidenza del tumore alla mammella si deve rilevare un significativo indice di sopravvivenza. È dagli anni ’90 che si osserva una tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario (- 0,8%). Come noto, fra le donne comprese fra i 45 e i 75 anni, c’è una maggiore prevalenza dei casi di tumore. Non a caso è proprio in questa fascia d’età che insistono le politiche di screening.

«Tuttavia noi raccomandiamo – ricorda la coordinatrice della Breast Unit – che anche le donne under 40 si sottopongano a test diagnostici mammari, almeno ogni anno o due, soprattutto in caso di familiarità della patologia».

«Quello che spieghiamo alle donne giovani e alle ragazze – aggiunge Emilia Marrazzo - è non aver paura, ma conoscere di più il proprio corpo. Anche l’auto palpazione va in questa direzione».